Dietro alla malattia di Parkinson potrebbe esserci un calo di testosterone

Un improvviso calo nei livelli di testosterone, l’ormone sessuale maschile, sembra possa provocare i sintomi tipici della malattia di Parkinson.

Secondo quanto emerso da uno studio del Rush University Medical Center, e pubblicato sul Journal of Biological Chemistry, dietro all’insorgenza della malattia di Parkinson potrebbe anche esserci un calo improvviso dell’ormone maschile testosterone.

Comprendere come e perché si sviluppi questa malattia neurologica degenerativa è fondamentale nella ricerca di una cura. Allo stato attuale, infatti, la scienza non è ancora in grado di spiegare il perché di questa malattia: ecco perché trovarne la possibile causa potrebbe dare una svolta nella ricerca.
Ad aggiungere un tassello nella comprensione dell’eziologia (ossia la causa di una malattia) del Parkinson è oggi un nuovo studio su modello animale compiuto dal dottor Kalipada Pahan, il professor Floyd A. Davis e colleghi del RUMC, in cui si dimostra come un calo improvviso nei livelli di testosterone causi i sintomi tipici del Parkinson.

«Mentre gli scienziati utilizzano differenti tossine e una serie di approcci genetici complessi nei modelli per la malattia di Parkinson nei topi, abbiamo scoperto che l’improvviso calo dei livelli di testosterone dopo la castrazione è sufficiente a causare nei topi maschi una patologia persistente come il Parkinson e i suoi sintomi – spiega il dottor Pahan – Abbiamo trovato che la supplementazione di testosterone nella forma di 5-alfa-diidrotestosterone (DHT) pellets inverte la patologia di Parkinson nei topi maschi».

Quello che hanno scoperto i ricercatori può avere un parallelo negli esseri umani. «Negli uomini – sottolinea infatti Pahan – i livelli di testosterone sono strettamente accoppiati a molti processi di malattia». Non è un caso infatti che il costante calo nei livelli di testosterone si accompagni con l’avanzare degli anni dopo la soglia dei 30 – dove raggiunge il picco massimo. Il calo avviene di circa l’1% all’anno, tuttavia ci possono essere di casi in cui questo calo diviene drammaticamente improvviso e consistente: può essere a causa di eventi particolarmente stressanti o che mettono in discussione la propria vita. Questa situazione, secondo i ricercatori, oltre a esporre a tutta una serie di malattie, fa aumentare proprio il rischio di sviluppare la malattia di Parkinson.

«Pertanto – commenta Pahan – la conservazione del testosterone nei maschi può essere un passo importante per rendere resistenti alla malattia di Parkinson.
Agire dunque sui livelli di questo ormone nell’organismo potrebbe rivelarsi un metodo di prevenzione e, chissà, anche di cura. Ulteriori ricerche sono tuttavia necessarie.

Fonte: lastampa.it

Pubblicato da G.C.

Informatore Scientifico del Farmaco

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.