Farmaci “gonfiati”, mega truffa all’Usl 9

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Anche l’azienda trevigiana chiede i danni alla Menarini: danni per 5,6 milioni di euro. Oggi udienza in tribunale a Firenze

 

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C’è anche l’Usl 9, al fianco della Regione Veneto e di altre duecento aziende sanitarie nazionali, oggi in aula dinanzi al Tribunale di Firenze in occasione dell’udienza preliminare del processo per la maxi truffa perpetrata da Menarini, la più grande industria farmaceutica italiana, contro il sistema sanitario nazionale. Ammonterebbe a 5,6 milioni di euro il danno patrimoniale patito dall’azienda sanitaria trevigiana che si è così costituita parte civile nella battaglia legale contro la società fiorentina.
In una delle ultime delibere, l’Usl 9 ha sottolineato di «ritenere di aver effettivamente subìto un ingente danno, così come ipotizzato dalla Procura della Repubblica» tanto che il documento ribadisce la sua volontà a costituirsi parte civile nei confronti di cinque imputati, quasi tutti membri della famiglia di Alberto Aleotti, proprietario e amministratore della Srl. È stato inoltre confermato l’incarico difensivo all’avvocato trevigiano Massimo Malvestio.
La “gabola”, architettata dalla Menarini ai danni del sistema sanitario nazionale, avrebbe i contorni di un vero e proprio disegno criminoso di dimensioni colossali, realizzato attraverso sovra-fatturazioni e trasferimenti di guadagni illeciti dal 1984 al 2010. Il denaro ottenuto gonfiando indebitamente i prezzi dei principi attivi dei farmaci più venduti veniva quindi dirottato su conti correnti esteri. A permettere tutto ciò: una rete fittissima di «letterbox companies», società (fittizie secondo l’accusa) riferibili al patron Aleotti, tenute in piedi per anni con la complicità e la copertura di alcuni fornitori e vertici della sua ditta. Le somme distratte sono state quindi distribuite tra 130 società e spostate in almeno 900 conti e sottoconti correnti aperti a Panama e in altri paradisi fiscali. Il trucco messo a punto dalla Menarini consisteva nel far lievitare i prezzi dei farmaci intervenendo a monte: “correggendo” al rialzo il valore delle materie prime tra cui le statine per ridurre il colesterolo nel sangue, l’eparina, somministrata per evitare l’embolia pre e post intervento chirurgico, i broncodilatatori e i gastroprotettori (come l’omeprazolo). Tutti prodotti che le Usl avrebbero acquistato per decenni a prezzi sovrafatturati.
Si parla di un buco ai danni del sistema sanitario nazionale che sfiora il miliardo di euro, cifra proveniente da reato di truffa, corruzione e frode fiscale. Non ne escono indenni neppure le casse regionali che hanno sborsato le spese per l’assistenza sanitaria. Soldi che ora anche il Veneto rivuole indietro chiedendo il risarcimento del danno patrimoniale e all’immagine. L’inganno creato dall’azienda fiorentina avrebbe gravato per due decenni anche su molte Usl: alcune stanno ancora calcolando le perdite, altre le hanno già stimante. L’Usl1 (Belluno) ad esempio conteggia un milione e mezzo di euro, mentre la 9 calcola il proprio danno in circa 5,6 milioni e ha conferito l’incarico difensivo all’avvocato Malvestio, impegnando 15 mila euro per le competenze legali.
Valentina Calzavara

Fonte: http://tribunatreviso.gelocal.it

Pubblicato da G.C.

Informatore Scientifico del Farmaco

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