Intervista a Lorenzin. “Niente nuovi ticket dal 2014. Risparmi da programmazione regionale”

Così il ministro della Salute al Corriere della Sera. Alle Regioni che chiedono più fondi Lorenzin risponde che è “necessario trovare soluzioni”, ma “ottimizzando le risorse”. Nessuna subalternità all’Economia: “Con Saccomanni c’è intesa”. Sul metodo stamina: “Tocca a Vannoni collaborare”.
Niente nuovi ticket da 2 mld di euro a partire dal 2014. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nella sua prima intervista rilasciata a Margherita De Bac sul Corriere della Sera, ha rimarcato la posizione del governo sull’argomento, in linea rispetto a quanto già scritto nel Def 2013. Ribadita anche la linea di rigore dei conti nei confronti delle Regioni, invitate a lavorare ottimizzando le risorse disponibili nel fondo già esistente, per tentare di rientrare dai 2 miliardi di euro di deficit. Per Lorenzin il risparmio è ottenibile anche che senza tagli lineari ma con una programmazione regionale incentrata sul portare a regime la sanità elettronica, il riordino delle reti ospedaliere, la medicina di iniziativa e l’assistenza domiciliare.
Di seguito l’intervista integrale.

Beatrice Lorenzin, secondo la Corte dei conti gli italiani sostengono 2,9 miliardi di ticket all’anno. Eviterete la nuova stangata da 2 miliardi nel 2014?
“La domanda non è esatta”, obietta il ministro della Salute.

Perché?
“Questi nuovi ticket non possono essere aggiunti. La manovra finanziaria del 2011 prevedeva di chiedere ai cittadini un contributo ulteriore alla spesa per un valore di 2 miliardi ma una sentenza della Corte costituzionale nel 2012 ha stabilito che lo Stato ha usato uno strumento illegittimo. Quel punto della manovra è stato cancellato tanto che il Documento di economia e finanza 2013 ha preso atto della sentenza e l’ha corretto”.

Quindi?
“Quindi è già scritto. Niente nuovi ticket”.

Però c’è il rischio che quei 2 miliardi rientrino dalla finestra sotto forma di tagli in una manovra successiva, come sospettano le Regioni. Timore fondato?
“No, è un timore irrealistico se guardiamo la situazione del fondo sanitario nazionale. La spesa sanitaria è nel settore pubblico la più conosciuta e dunque la più aggredibile. In quattro anni siamo riusciti a tagliare 4 miliardi di deficit sui 6 previsti. Un sacrificio immane per le Regioni e le strutture. Restano due miliardi da recuperare ma sono interventi sul territorio dove comunque sono già in atto importanti ristrutturazioni. Nel giro del 2015 il deficit dovrebbe essere rientrato. Non significa che finirà la fase del rigore. Ci sono altri margini di risparmio che si possono realizzare senza tagli lineari attraverso la programmazione regionale e iniziative di razionalizzazione come ad esempio portare a regime la sanità elettronica, il riordino delle reti ospedaliere, la medicina di iniziativa, cioè di prevenzione attiva, l’assistenza domiciliare”.

La mina del nuovi ticket è stata disinnescata. Quelli già esistenti li lascerete invariati o pensa ci debba essere una revisione, lavoro già abbozzato dal governo precedente?
“È un tema legato alla riforma fiscale e alla pressione sulle famiglie. I ticket dovrebbero essere sì riformati collegandoli alle reali capacità economiche dei cittadini. C’è in effetti una disparità. Circa il 50% delle persone assistite dal sistema sanitario pubblico sono esenti, quasi il 25% per patologia, circa 20% per reddito, la percentuale residua per condizioni di invalidità riconosciute dalle leggi attuali. Il meccanismo della compartecipazione alla spesa sanitaria deve essere più equo. Ma è evidente che in questa fase economica bisogna stare attenti che eventuali contributi modulati diversamente non abbiamo una ricaduta negativa sul piano della prevenzione e dell’attenzione alle cure. Per non pagare i cittadini potrebbero rinunciare alla salute”.

Le Regioni battono cassa. Reclamano un Fondo più generoso per la Sanità. Hanno speranza?
“Intanto assicuriamoci di poter lavorare senza scossoni con il fondo che già esiste. È indubbio che le Regioni siano state fortemente stressate dall’ultima revisione della spesa e che sia necessario trovare soluzioni in modo da dare la possibilità di operare al meglio, ottimizzando le risorse”.

Il suo ministero negli ultimi anni ha avuto un atteggiamento subalterno rispetto all’Economia, più attento alla spesa che alla salute. Invertirete la rotta?
“In tutto il mondo è l’Economia che tiene i cordoni della borsa. Ognuno fa il suo mestiere. D’altra parte gli strumenti per agire in modo più efficace per garantire i Lea, cioè le prestazioni ritenute essenziali, esistono e vanno utilizzati. In ogni caso non abbiamo complessi di inferiorità. Ho trovato in Saccomanni un interlocutore sensibile ai problemi sociali. Non ci sono poliziotti buoni e cattivi, miriamo ambedue allo stesso obiettivo”.

Lei però ha riorganizzato il suo Gabinetto con tecnici presi al ministero dell’Economia. Non è un segnale preciso?
“L’obiettivo è tradurre in linguaggio economico le scelte sulla salute. Dobbiamo fare proposte attuabili, basate sulla conoscenza e sulla concretezza. Solo così non saremo sudditi”.

Il suo primo impegno appena nominata ministro è stato il decreto sulle staminali. La sperimentazione del metodo Stamina si farà?
“Noi siamo pronti a partire, come previsto, il 1° luglio. Ora tocca a Davide Vannoni, titolare del metodo, collaborare”.

Margherita De Bac, dal Corriere della Sera

Fonte. www.quotidianosanita.it

Pubblicato da G.C.

Informatore Scientifico del Farmaco

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