L’aspirina riduce il rischio di cancro al seno

Più ricerche affermano l’efficacia dell’aspirina nel prevenire il tumore al seno.

Un uso moderato ma regolare di aspirina ostacola la progressione del cancro al seno. A dirlo è un nuovo studio del Veterans Affairs Medical Center di Kansas City, negli Stati Uniti. La ricerca ha scoperto che l’aspirina determina un rallentamento nella crescita delle linee cellulari del tumore alla mammella in laboratorio, rallentando anche lo sviluppo della neoplasia su modello murino.
Dai test sembra che l’aspirina sia anche in grado di prevenire le metastasi, interferendo con la propensione delle cellule cancerose a trasformarsi in aggressive.
Secondo una ricerca realizzata da scienziati di Harvard e Brigham, la celebre pasticca effervescente riduce significativamente la mortalità delle donne che la utilizzano per altre patologie rispetto a quelle che non assumono il farmaco.
Lo studio ha verificato che l’assunzione di due aspirine alla settimana aveva ridotto di una percentuale fra il 64 e il 71% la mortalità, mentre il rischio di metastasi era diminuito fra il 43 e il 60%.
Lo stesso effetto sarebbe stato riscontrato anche in seguito all’assunzione di ibuprofene. Un altro studio, stavolta australiano aveva già avanzato questa ipotesi. I ricercatori del Prince Henry’s Institute di Melbourne, centro leader nel mondo nelle ricerche riguardanti il meccanismo che lega la produzione di estrogeni allo sviluppo del tumore al seno, hanno condotto uno studio su 800.000 donne, pubblicato negli Usa da Women’s Health Initiative, il quale mostra come le donne che avevano assunto l’aspirina hanno avuto un 22 per cento di riduzione del rischio di sviluppare la malattia, percentuale che sale al 49% per quelle che hanno preso l’ibuprofene.
Il Prince Henry Institute di Melbourne ha promosso un progetto di ricerca guidato dal prof. Evan Simpson, direttore dell’istituto, che mira a bloccare l’espressione genetica di una proteina chiave nel seno femminile, la quale ha effetto sulla produzione di estrogeni, permettendole al tempo stesso di continuare la sua normale funzione in aree come il cervello e le ossa.
La procedura attuata dall’équipe arresta la formazione di una sostanza di tipo ormonale detta prostaglandina E2. Il risultato è una minore produzione dell’enzima aromatase e dell’ormone estrogeno, il quale alimenta la crescita dei tumori cancerosi.
Nel corso degli studi, gli scienziati di Melbourne hanno osservato che il blocco della prostaglandina, e quindi dell’estrogeno, è anche un effetto dei comuni analgesici come l’aspirina e l’ibuprofene.

Fonte: http://www.italiasalute.it

Pubblicato da G.C.

Informatore Scientifico del Farmaco

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