Morire a 6 anni e mezzo per un tumore: la malattia colpisce nella Terra dei Fuochi

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La chiamavano la leonessa la piccola Tonia, sempre pronta a tuffarsi nella vita. Sua madre Giuseppina racconta: “Mia figlia era la vita in persona. L’essenza della vita”. Ed è così che la vuole ricordare, allegra anche nei momenti più avversi: “Ha subito sette interventi. Radioterapia e chemioterapia a due anni e mezzo. Non si è mai arresa, mai un capriccio, mai nemmeno una lacrima per il mal di testa. Io le dicevo: Tonia dobbiamo fare la terapia. Lei mi rispondeva: ok facciamo la terapia. Tonia ora avrai un po’ di dolore qui. Sì mamma, va bene mamma, non ti preoccupare mamma”. Aveva solo sei anni e mezzo, eppure ” A volte si meravigliava perché qualche altro bimbo scoppiava a piangere. Lei invece no, sempre buona, responsabile, obbediente. Era un angelo, forse per questo Dio se l’è presa”. E il piccolo angelo ora non ce più, le sue ali spezzate da un medullo blastoma, un tumore al cervello. La stessa patologia ha colpito altri due bimbi di Acerra, il paese di Tonia, un comune tra Napoli e Caserta, nella Terra dei Fuochi. “L’inquinamento ha causato la malattia di mia figlia? Io non lo posso dire con certezza. Ma certo qui da noi stanno succedendo cose terribili. Non possiamo continuare a stare zitti e qualcuno deve dirci costa sta succedendo”, dice la madre della piccola. “Sono convinta che, in qualsiasi altro posto, mia figlia non si sarebbe mai ammalata – spiega -. Ovunque andassi, da Roma a Pordenone, nei reparti di oncologia degli ospedali incontravo soltanto bambini della nostra zona. Tra Napoli e Caserta. A qualche medico ho chiesto come mai, se in qualche modo si spiegassero questa strage di innocenti. Loro allargavano le braccia. Non rispondevano. O forse non potevano farlo”. Ma come ricorda il Corriere, i tumori nell’età infantile sono molto rari, e se anche la patologia da cui era affetta Tonia è uno dei più comuni, l’incidenza annua è comunque stimata in 0,5 casi ogni 100.000 bambini. Per questo non si può non porsi domande se tre bambini ne vengono colpiti in uno stesso comune da 56mila abitanti. Anche perchè si tratta di una pizzola area, nota come la Terra dei Fuochi, racchiusa tra le province di Napoli e Caserta. Qui la pressione ambientale è altissima: c’era la Montefibre, si trovano i cementifici, le acque inquinate dei Regi Lagni e le discariche abusive, senza dimenticare il termovalorizzatore. Acerra è uno dei vertici del cosiddetto triangolo della morte, il territorio a più alta incidenza tumorale d’Italia, analizzato dal primo storico studio di Lancet del 2004. Ma di tumori se ne parla, così come si fa con la diossina, ma non si fa nulla. Ci sono le istituzioni immobili e i veleni della camorra stoccati nel sottosuolo. Ci sono i roghi di rifiuti tossici e le oltre cinquemila discariche abusive e non. E non si possono scordare le piramidi di sette milioni di ecoballe nelle campagne di Giugliano, i pozzi inquinati, la diossina e i metalli pesanti.L’Istituto Pascale ha recentemente rilevato che tra Napoli e Caserta la mortalità per tumore è aumentata del 15-20 per cento. In alcuni comuni, tra cui Acerra, l’aumento supera il 30 per cento. Si raggiungono anche picchi del 47%. In 7 anni sarebbero 9969 le vittime dell’inquinamento, come riporta il dossier Sentieri sulle aree contaminate: si tratta di tumori al sistema respiratorio, leucemie, malattie cardiovascolari. Nel corriere del Mezzogiorno si era invece letta un’inchiesta di Roberto Russo che svelava, tra le altre cose, che nei comuni di Frattamaggiore, Frattaminore, Grumo Nevano, Casandrino e Sant’Antimo, negli ultimi cinque anni le richieste di «esenzione ticket per neoplasia» sono aumentate del 300%. Ma le conferme arrivano anche dal ministero della Saluto che, lo scorso gennaio, riportava: “Per quanto riguarda i tumori maligni nel loro complesso, la mortalità in Campania tra gli uomini è superiori ai valori dell’intera Italia per il contributo delle province di Caserta e Napoli”. Ma il ministero cerca le cause, principalmente, nello stile di vita della popolazione locale e non nell’avvelenamento del terreno: “In assenza di studi adeguati il ministero non poteva rispondere diversamente”, spiega Antonio Marfella, ricercatore di medici per l’ambiente. “Il nodo è come sempre il nesso di causalità – aggiunge Marfella -. Ovvero il collegamento scientificamente dimostrato tra inquinamento e patologie correlate. In Campania non è stato accertato perché, ad oggi, nessun istituzione lo vuole cercare”. Negli ultimi vent’anno, il numero di bambini affetti da tumore è in costante crescita. Secondo i medici ambientali a causa dell’esposizione dei genitori ad agenti esterni, che spesso comportano danni a livello epigenetico. Determinano cioè un’impronta negativa che influenza la crescita dell’embrione. Ma in Campania mancano dati affidabili. Gaetano Rivezzi, presidente casertano e campano di Medici per l’Ambiente, ha affermato: “Ad un’osservazione empirica, i casi di bambini affetti da tumore sembrano corrispondere ai comuni dove è stato accertato un pesante impatto sull’ambiente. I tumori infantili, soprattutto in provincia di Caserta, sono la spia di una modifica delle patologie cliniche associabili o correlabili all’inquinamento. Purtroppo abbiamo un aumento spaventoso dei casi che si stanno moltiplicando a dismisura”. Nel 2011, l’associazione italiana oncologi scriveva: “L’aumento di incidenza di diverse neoplasie giovanili ed in particolare dei tumori infantili è un segnale che fa pensare che la nostra generazione stia consegnando a quelle future un Ambiente gravemente ammalato”. E a farne le spese, tra i molti, troppi altri bambini, anche la piccola Tonia, che ha iniziato la sua lotta a 2 anni e mezzo. Anche la sua dottoressa, Roberta Migliorati, oncologa del Santobono di Napoli, ha spiegato che “la sua malattia, il medullo blastoma, è tra i più frequenti tumori cerebrali in età infantile. Ma tutto è relativo, dal momento che i tumori pediatrici sono molto rari”. Rari, ma lei in cura anche un altro piccolo di Acerra mentre in passato ha assistito due bambini di Grumo Nevano, paese di 20mila abitanti, entrambi affetti da neuro blastoma. “Ma sono dati empirici che non dicono nulla sul piano scientifico – aggiunge -. Noi che operiamo sul campo avvertiamo il bisogno di un registro epidemiologico che copra l’intera regione. Esistono singoli registri di tumori pediatrici di singole Asl, la Napoli 2 o la Salerno uno, ad esempio. E noi viviamo di estrapolazioni”. E il registro della fascia pediatrica, ancora manca.

Fonte: www.tuttacronaca.wordpress.com

Pubblicato da G.C.

Informatore Scientifico del Farmaco

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