Nelle farmacie mancano i farmaci , «Venduti all’estero a prezzi maggiorati»

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Tra i 150 medicinali anche antitumorali. La pratica è legale, ma gli italiani sono penalizzati. Federfarma presenta un esposto

ROMA – L’Arimidex, prescritto per il carcinoma al seno, compare e scompare dalle farmacie. Chi ne ha bisogno a volte ha la bella sorpresa di non trovarlo. L’unica alternativa per non interrompere la cura è tornare dal medico e farsi prescrivere pillole con la stessa indicazione. Sono antitumorali e si capisce quanto l’imprevisto possa destabilizzare sul piano psicologico una donna. Il fenomeno interessa circa 150 farmaci del nostro prontuario ed ha una causa, l’esportazione parallela, pratica legale. Il grossista o il farmacista autorizzato alla distribuzione anziché rispondere agli ordinativi del mercato italiano preferiscono vendere una parte della scorta all’estero dove i costi sono anche tre volte superiori. Dunque l’intermediario ha notevoli margini di guadagno. Il caso più eclatante è il Mirapexin, per il Parkinson, 89,19 euro da noi (con il rimborso del sistema sanitario nazionale), 275,10 in Germania.

L’ESPOSTO – Sei mesi fa Federfarma Roma, l’associazione dei titolari di farmacia, ha presentato un esposto alla Procura chiedendo che venissero verificati i meccanismi del parallel export. Non se ne è più saputo nulla, nel frattempo la situazione è peggiorata. I 150 prodotti cosiddetti contingentati, che verrebbero rilasciati sul mercato nazionale dalle aziende con un ridotto numero di pezzi proprio per sottrarli a questo sistema, in certi periodi dell’anno e in determinate aree geografiche diventano introvabili con un andamento a macchia di leopardo.

L’EMERGENZA – L’emergenza attualmente riguarda Roma in particolare. Le molecole che più facilmente imboccano la via straniera sono di largo uso come antidepressivi per il morbo di Parkinson, antipertensivi, antiepilettici, protettori gastrici, broncodilatatori, antiasmatici, terapie oncologiche, tutte rimborsate al cittadino che non paga nulla. Le destinazioni finali sono Germania e Regno Unito dove i prezzi sono del 20-60% più alti dei nostri o sono consentite agevolazioni Iva.
Franco Caprino e Antonio Annetta, a capo di Federfarma romana, propongono di attuare le contromisure della Grecia che, colpita dallo stesso problema, ha bloccato le esportazioni parallele per 6 mesi. Massimo Scaccabarozzi, presidente delle aziende farmaceutiche riunite in Farmindustria, denuncia la scorrettezza di chi favorisce questa emergenza: «Noi non abbiamo nessun interesse, gli unici ad avvantaggiarsi sono i distributori italiani. Non è vero che contingentiamo la produzione. Il numero di pezzi dipende da una pianificazione ad inizio anno, necessaria nel settore del biotecnologico, che se le cose funzionassero normalmente sarebbe appropriata. Poi non si dica che in Italia i prezzi sono alti». Il problema è all’attenzione dell’Aifa, l’Agenzia nazionale del farmaco, dice il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. L’esportazione parallela è consentita per legge. Anche i farmacisti possono essere autorizzati a fare i grossisti. «Negli ultimi due anni il numero delle autorizzazioni è aumentato. Chi intraprende la seconda attività ha in mano un doppio asso. Rivende il farmaco al prezzo che ha all’estero e con pagamento rapido», dice Paolo Tagliavini, ex direttore di Federfarma Servizi, una delle due associazioni di distribuzione.

Fonte: corriere.it

Pubblicato da G.C.

Informatore Scientifico del Farmaco

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