Perché l’infarto colpisce di preferenza al mattino

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Scienziati scoprono il perché gli attacchi di cuore si verificano soprattutto tra le 6.00 e le 10.00 del mattino. Dietro a questo fenomeno ci sarebbero i ritmi circadiani.

Secondo un nuovo studio, presentato al 246th National Meeting & Exposition of the American Chemical Society (ACS), gli attacchi di cuore colpiscono soprattutto al mattino e, nella fattispecie, avvengono di preferenza tra le ore 6.00 e le 10.00 – con un picco ridotto nel tardo pomeriggio.
Il motivo per cui tutto questo avviene sarebbe riconducibile ai ritmi circadiani e l’orologio biologico interno del corpo.

Il dottor Mukesh Jain, della Case Western Reserve University, e colleghi hanno individuato un fattore elettrico biologico che influisce sulle principali camere di pompaggio del cuore che iniziano a battere in modo irregolare. Questo fattore interrompe il flusso regolare del sangue nel corpo e nel cervello. La conseguenza è una fibrillazione ventricolare che causa la morte improvvisa della persona: detta anche SCD, o morte cardiaca improvvisa, è contraddistinta da una condizione in cui la vittima diviene incosciente e muore.
L’àncora di salvezza in questi casi è l’avere immediatamente a disposizione un defibrillatore, altrimenti, in genere, c’è poco da fare.

Che vi fosse un legame tra i ritmi circadiani, l’orologio biologico e l’SCD è un qualcosa che gli scienziati avevano da tempo sospettato; questo studio conferma quanto ipotizzato.
L’orologio biologico controlla e coordina tutta una serie di funzioni che hanno un legame con gli influssi dell’ambiente esterno.
Il dottor Jain e colleghi hanno trovato in una proteina detta KLF15 la chiave delle funzioni regolari del cuore in relazione ai ritmi circadiani. Un’alterazione nei livelli di questa proteina sarebbe la possibile causa delle alterazioni cardiache e delle sue drammatiche conseguenze.

Nello specifico, i ricercatori hanno scoperto che nelle persone con insufficienza cardiaca vi sono più bassi livelli di KLF15. Dopo di che, hanno condotto uno studio su modello animale per stabilire clinicamente un legame tra i livelli di questa proteina e la morte cardiaca improvvisa.
I risultati dei test hanno dunque mostrato che vi è un legame molecolare tra i ritmi circadiani, la proteina KLF15 e l’SCD. Nei topi con scarsi livelli di KLF15 si presentavano infatti gli stessi problemi delle persone che venivano colpite da SCD.
Ecco quindi come le ore del giorno possano influire sul rischio di attacco di cuore.

 

fonte: www.lastampa.it
 

Pubblicato da G.C.

Informatore Scientifico del Farmaco

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