Riparare il cuore dopo l’infarto. Si può fare

[banner]

Un’unica somministrazione di uno speciale microRna mette in moto le capacità di autoriparazione del cuore. Presto esperimenti sull’uomo

Quando il cuore subisce un infarto una sua parte non riceve nutrimento a sufficienza e muore.

Uno studio pubblicato su Nature Biotechnology mostra ora che un singolo intervento terapeutico può mettere in moto nel muscolo cardiaco un processo di autoriparazione che consente di superare i danni.

A condurre la ricerca è stato un team di scienziati del Karolinska Institutet di Stoccolma e dell’Harvard University di Cambridge (Usa) che, in esperimenti effettuati su topi, ha verificato l’efficacia di una piccola porzione di Rna somministrata direttamente nel cuore.

L’idea dei ricercatori nasce da un’altra ricerca che aveva mostrato che la presenza del fattore di crescita vascolare VEGF-A spinge le cellule staminali naturalmente presenti nel cuore a trasformarsi in muscolo cardiaco e tessuto dei vasi sanguigni.

Proprio indurre la produzione di VEGF-A è il compito del microRna impiegato dai ricercatori.

La molecola, opportunamente modificata per ingannare il sistema immunitario, è stata somministrata direttamente nel cuore. Qui ha indotto la produzione del fattore di crescita che a sua volta ha stimolato la produzione di cellule cardiache.

Con questo studio «cominciamo a usare il cuore come una fabbrica che produce fattori di crescita per specifiche famiglie di cellule staminali cardiovascolari e mostriamo che può essere possibile generare nuove parti del cuore senza somministrare nuove cellule nel cuore», ha commentato il coordinatore della ricerca Kenneth Chien, professore al Karolinska Institutet e all’Harvard University.

La cosa importante, però, precisano i ricercatori è somministrare i microRna nell’area del cuore dove risiedono le cellule staminali e che l’intervento avvenga entro 48 ore dall’infarto.

Se queste condizioni sono rispettate basta un’unica somministrazione del preparato e gli effetti si mantengono a lungo nel tempo.

Fonte: www.healthdesk.it

Pubblicato da G.C.

Informatore Scientifico del Farmaco

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.