Lo afferma uno studio internazionale pubblicato sul “Journal of General Internal Medicine” condotto da Barbara Mintzes dell’Università della British Columbia che ha realizzato la ricerca in tre diversi Paesi: Canada, Usa e Francia, analizzando 1692 farmaci promossi dai rappresentanti tra il 2009 e il 2010.
Dallo studio certosino è emerso che in oltre la metà delle promozioni i rappresentanti non avrebbero fornito un’informazione adeguata ed esaustiva del prodotto. Non solo. Le omissioni riguarderebbero anche i farmaci contenenti la “black box” un riquadro nero, simile a quello stampato sui pacchetti di sigarette, nel quale sono indicati gli effetti collaterali più dannosi.
Fonte: www.quotidianofarmacia.it