«Nei prossimi 10 o 20 anni alcune infezioni potrebbero non essere più curabili. Questa – si legge nell’articolo per la Bbc “Antibiotics resistance as big a risk as terrorism” – è una bomba a orologeria che le nazioni dovrebbero inserire nell’elenco delle più grandi minacce all’umanità. E tra 20 anni anche gli interventi di routine potrebbero diventare mortali se perdiamo la capacità di combattere le infezioni, come succedeva nel 1800. Per non parlare dei trapianti, che saranno di fatto impossibili per l’elevatissima mortalità post-operatoria».
Le aziende farmaceutiche, secondo la chief medical officer non sarebbero incoraggiate a sviluppare nuovi antibiotici e andrebbero quindi incoraggiate: «Non abbiamo nuove classi di antibiotici dalla fine degli anni ’80 e come singoli farmaci ce ne sono pochissimi allo studio delle case farmaceutiche. Questo perché per gli antibiotici non c’è lo stesso mercato che esiste per i farmaci che curano la pressione alta o il diabete».
I casi – «Dame Sally Davies – srive Laura Cuppini de Il Corriere della Sera – cita dei casi noti di “super batteri”, come quello dello stafilococco resistente alla meticillina, il cosiddetto MRSA (Meticillin Resistent Staphylococcus aureus), quello dell’E.coli e quello della Klebsiella: la diffusione degli ultimi due è triplicata negli ultimi anni ed è la causa più frequente di infezioni contratte in seguito a ricoveri in ospedale. Nel Regno Unito – continua la Cuppini – le infezioni da E.coli negli ultimi due anni sono state il 36% del totale dei casi (99mila), contro l’1,6% dell’MRSA. Un rapporto stilato dalla chief medical officer indica che ogni anno nel Regno Unito 5mila persone muoiono a causa di un batterio Gram-negativo (come appunto l’E.coli e la Klebsiella), e nella metà dei casi la causa è un batterio resistente agli antibiotici».
La cause – «Una delle cause della sempre maggiore diffusione di infezioni batteriche resistenti agli antibiotici – spiega la Davies – è l’uso massiccio degli antibiotici stessi, sia per curare patologie che potrebbero essere affrontate con terapie più “leggere”, sia nell’agricoltura, allevamento e pesca».
Fonte: www.you-ng.it
Scritto da Cristiano Nesta