CURE: PRO E CONTRO – Lo scopo dei ricercatori britannici sarebbe quello di trovare un metodo alternativo a quelli attualmente in uso, efficaci ma non privi di effetti collaterali, per rallentare la progressione della malattia e cercare di ridurre il tumore nei pazienti con un cancro alla prostata già in fase avanzata. La strategia è sempre la stessa: abbassare i livelli di testosterone, ormone legato alla crescita di questo tipo di neoplasia. Due i metodi finora adottati per raggiungere tale risultato: somministrare ai malati estrogeni sottoforma di pillole o iniettare nei pazienti una sostanza chiamata “analogo dell’ormone che rilascia l’ormone luteinizzante”(LHRHa). Queste procedure però, seppur efficaci nel ridurre la concentrazione di testosterone, producono una serie di effetti collaterali: rischio di formazione di coaguli sanguigni con conseguente pericolo di ictus la prima e diabete e osteoporosi la seconda. “Abbiamo cercato di ideare un trattamento”, dichiara Paul Abel, urologo all’Imperial College e autore della ricerca, “che sommasse l’efficacia alla sicurezza in modo da tutelare il più possibile la salute dei pazienti”.
PROSPETTIVE – Ridurre però i livelli di testosterone con i cerotti transdermici è efficace quanto le terapie oggi in uso nel fermare la crescita tumorale? E le possibili complicazioni, anche a lungo termine, sono limitate a un gonfiore al petto e a un’irritazione della pelle come rilevato dalle indagini fatte finora? Una nuova ricerca di Abel e colleghi, già in corso su oltre 600 pazienti, potrebbe fornire qualche risposta a tali domande già alla fine di quest’anno.
CRISTINA GAVIRAGHI
Fonte: www.healthdesk.it